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All’appuntamento del 10 febbraio di ManagerTraManager abbiamo parlato del complesso tema della sindrome dell’impostore, una condizione che colpisce molte persone, inducendole a dubitare delle proprie capacità e a temere di essere smascherate come fraudolente, nonostante i successi e le competenze reali.

 

Attraverso un’analisi delle domande e delle riflessioni emerse dall’aula, ci siamo addentrati nei meandri di questo fenomeno, cercando di comprendere le sue radici, le sue manifestazioni e le possibili vie d’uscita. La sindrome dell’impostore si manifesta attraverso il dubbio costante sulla propria competenza e il timore di essere esposti come inadeguati, nonostante evidenze esterne del contrario. Ciò può portare a un ciclo di autosabotaggio e ansia, soprattutto prima di momenti di prestazione, dove il soggetto si sente fuori luogo o inadatto in una determinata posizione o ruolo.

Dietro la sindrome dell’impostore

Secondo alcuni studi la sindrome potrebbe essere più frequente tra le donne, e forse non è un caso che originariamente sia stata identificata da due ricercatrici. Difficile tuttavia capire se davvero ne siano “affetti” più gli uomini che le donne o i giovani rispetto a persone più anziane.

In un certo senso a tutti è capitato di provare un senso di inadeguatezza. Sono sentimenti normali e anche salutari, se contestualizzati a momenti specifici. Diverso invece è il caso in cui individui altamente competenti tendono a sottostimarsi, sentendosi sempre in difetto, anche quando generalmente essi ottengono buoni risultati.

Competenze e confronti

Chi ne soffre tende ad imputare il successo a fattori esterni piuttosto che alle proprie competenze, un meccanismo che rinforza la percezione distorta di sé. Questa sensazione può inoltre essere ulteriormente esacerbata da confronti con altri che sembrano fare “overselling” (il cosiddetto effetto Dunning-Kruger) quando individui con limitate competenze sopravvalutano le proprie abilità.

Questo paradigma sottolinea l’importanza dell’autoconsapevolezza e della metacognizione nell’autovalutazione delle competenze, integrando una cultura dell’errore che permetta di uscire dalla paura di sbagliare. Occorre promuovere un cambio di mentalità che veda nell’errore un alleato per il cambiamento, piuttosto che un nemico.

Etichette, ego e immagini

Un altro punto chiave è l’attenzione a non etichettarsi, riconoscendo che l’identità personale è complessa e multifacettata. La frequenza con cui si manifestano certi comportamenti o sentimenti, come la rabbia, può essere un indicatore più affidabile del carattere rispetto alle etichette assolute. Lavorare in questo modo permette di migliorarci senza dover attaccare un monolite che chiamiamo “Io”.

Tutto questo infatti ha molto a che vedere con l’ego e la costruzione dell’immagine di sé: la sindrome dell’impostore infatti deriva da un conflitto tra l’immagine proiettata e la percezione interna di sé.Questo conflitto può portare a comportamenti di compensazione, come il cercare di soddisfare le aspettative altrui a scapito della propria autenticità e della propria felicità.

Le aspettative, nostre e altrui, possono influenzare la realtà

La consapevolezza di sé e la proiezione dell’immagine che noi diamo ha un impatto significativo sul successo personale e professionale. Per questo è importante lavorare affinché ci sia coerenza, realismo e sincerità per abituarci a considerare i nostri successi e i nostri insuccessi in un percorso più ampio di vita, senza farci “esaltare” o “deprimere” ma mantenendo un atteggiamento, aperto, ricettivo e di curiosità, senza ridurci in schiavitù da un’immagine stereotipata di noi stessi.

La sindrome dell’impostore è un fenomeno articolato, radicato nella percezione di sé e nell’interazione con il contesto sociale e professionale. La chiave per affrontarla risiede nell’accettazione dell’errore come parte del processo di apprendimento, nell’aumento dell’autoconsapevolezza e nella valorizzazione delle proprie competenze reali. Riconoscere i propri successi, accettare i fallimenti e lavorare sulla propria autostima sono passi fondamentali per superare questa condizione e vivere una vita professionale e personale più autentica e soddisfacente.

Effetti sul lavoro

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