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Durante l’evento “Manager Tra Manager” del 16 marzo 2024, insieme a Chiara Volpicelli e Lorenzo Volta, abbiamo approfondito come la comunicazione non violenta possa elevare la nostra consapevolezza personale e interpersonale.

 

Le parole hanno il potere di ferire o ispirare, promuovendo collaborazione e comprensione. Nonostante i progressi e l’attenzione crescente alle modalità di comunicazione degli ultimi anni, rimangono numerose sfide nell’adozione di modalità d’interazione consapevoli.

Una sfida significativa nella comunicazione risiede nella sua persistenza: una volta espresso il messaggio, sia esso positivo o negativo, lascia un’impronta indelebile che non può essere completamente cancellata, neanche dalle scuse.

Come facciamo a prendere decisioni?

La comunicazione non violenta ci insegna l’importanza di distinguere tra osservazioni e giudizi, incoraggiando a esprimere i nostri sentimenti e bisogni in modo chiaro, senza attribuire colpe o critiche. Questa pratica si basa sulla convinzione che tutte le azioni umane siano motivate dal tentativo di soddisfare bisogni universali, e che comprendere tali bisogni sia fondamentale per instaurare relazioni autentiche e compassionevoli.

La comunicazione può essere influenzata da vari fattori, inclusi il temperamento e le emozioni. Riconoscere come le nostre parole e azioni siano spesso un riflesso dei nostri stati interni può aiutarci a compiere scelte che favoriscano la comprensione reciproca, piuttosto che alimentare conflitti o malintesi.

4 passi per una comunicazione non violenta

La comunicazione non violenta si fonda su quattro componenti chiave, ciascuno dei quali gioca un ruolo essenziale nel migliorare la qualità delle nostre relazioni e interazioni.

1) Osservazione senza giudizio

Imparare a distinguere tra fatti osservabili e le nostre interpretazioni ci distacca emotivamente dagli accaduti favorendo “la sospensione del giudizio” e restando osservatori e non giudici. La sana conseguenza è gestire l’emozione e non esserne gestiti.

2) Espressione di sentimenti generati da tali azioni

Una volta osservata l’emozione, le si può attribuire un nome, che genera consapevolezza su ciò che si sta provando. È quindi comprendendone il messaggio intrinseco avviene una trasformazione.

3) Riconoscimento dei bisogni, valori o desideri alla base dei nostri sentimenti

La conseguenza di tale evoluzione, è la connessione con il bisogno alla base della comunicazione che sta avvenendo. Questa connessione genera compassione verso sé e verso l’altro.

4) Richiesta di azioni concrete che possano arricchire la vita di tutti i coinvolti

La comunicazione non violenta ci incoraggia a fare richieste consapevoli. Sarebbe quindi utile formularle in termini di azioni concrete che soddisfino i bisogni identificati.

Nuovi modelli per il cambiamento

Attraverso questo processo, possiamo avviare dialoghi costruttivi, esprimere le nostre esigenze e ascoltare quelle degli altri senza ricorrere alla violenza verbale o emotiva. Possiamo affrontare le sfide della vita quotidiana attraverso l’adozione di nuovi modelli comportamentali che incoraggiano la cooperazione e il benessere condiviso, piuttosto che perpetuare abitudini nocive o controproducenti.

La pratica può quindi trasformarsi in un viaggio di auto-scoperta e crescita personale, che non solo migliora le nostre interazioni con gli altri ma arricchisce anche la nostra esperienza di vita.

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