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Avere fiducia negli altri è una capacità necessaria tanto sul lavoro quanto nel quotidiano. Si manifesta come un atto di fede che ci spinge ad affrontare l’incerto con positività, sia nella vita di tutti i giorni che nell’ambito professionale.

 

Fede o fiducia è il primo dei valori fondamentali dell’uomo determinante la sanità di esistere. Il bambino nasce già in fiducia, non si pone la domanda se farlo o non farlo perché la vita stessa è intrisa di fiducia, semplicemente se la genitrice non lo nutrisse col suo corpo tramite il cordone ombelicale non potrebbe esistere.

L’esperienza del tradimento della fiducia è successivo e dipende dalle prime interazioni nel mondo. John Bowlby con la teoria dell’attaccamento evidenzia 3 tipologie che aumentano o diminuiscono la fiducia verso il riferimento affettivo rappresentativo del mondo.

La quantità e la qualità di fiducia che sviluppiamo nel mondo parte dal tipo di attaccamento per poi amplificarsi in tutte le relazioni.

La cooperazione come pilastro evolutivo

La fiducia reciproca si basa su l’unità di visioni e obiettivi che cementa team e prepara il terreno per successi collettivi.
Evidenziato in modo divertente e chiaro da Harari in “Sapiens”, la condivisione di narrazioni e credenze ha intensificato la coesione sociale, consentendo ampie collaborazioni assicurando così la predominanza della specie umana.

La fiducia è alla base del bisogno universale di sicurezza, che costruito come clima interno al contesto professionale incita e stimola un ambiente accettante novità e cambiamenti. I risultati conducono alla diminuzione dei contrasti, efficacia nella gestione delle emergenze e un miglioramento della produttività.

Instaurare un clima confidenziale richiede comunque dedizione continua. Le iniziative di team building, l’incoraggiamento all’autonomia e alla responsabilità, e lo sviluppo di abilità polivalenti sono passi verso la creazione di un contesto lavorativo armonioso.

I dirigenti devono agire da modelli, dimostrando attraverso azioni tangibili l’importanza che attribuiscono all’affidabilità, mantenendo un giusto equilibrio tra trasparenza e cautela.

E quando non c’è fiducia che succede?

Il contrario di fiducia è sfiducia o peggio diffidenza. Sfiducia significa non avere visioni comuni, obiettivi condivisi e soprattutto non sentirsi sicuri in un dato ambiente. La mancanza di sicurezza aumenta la paura per la propria sopravvivenza che lascia l’individuo in una costante attenzione a non sbagliare e per questa fare il minimo indispensabile senza mai mettersi in gioco per non rischiare un ipotetico attacco.

Capite che in un clima interno di questo tipo si fa fatica a parlare di squadra, di obiettivi e di conseguenza di produttività.

Come si impara a fidarsi?

Dopo una scottatura è dura mettere di nuovo le mani sul fornello, se si è avuta la sfortuna di esperienze negative, la fiducia và re-imparata. È pur vero che senza esperienza non possiamo capire qual è la misura della fiducia.

Cosa fare per ripristinarla o semplicemente comprendere quanto e come utilizzarla? Seguiamo i passaggi:

1) Immettiamo un atteggiamento da ricercatore, distaccato, osservante, non di una persona ferita che vede il mondo tutto nero, in sostanza utilzziamo l’occhio a-giudicante.

2) A questo punto con questo tipo di atteggiamento interno recuperiamo le esperienze giudicate negativamente e mettiamole sotto la lente d’ingrandimento e poniamoci una serie di domande:

  • Quali sono i fatti? Cosa ha innescato la dinamica? Dove ho esagerato nella fiducia?
  • Ci sono stati segnali che mi hanno evidenziato che forse stavo investendo troppo in quella persona/dinamica/situazione?
  • Rispetto a quell’evento cosa farei oggi di diverso?

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