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La generazione Z tra pressioni degli adulti, fluidità sessuale e difficoltà affettive

Fluidità sessuale: nascita e sviluppo di questa tendenza

Nel 2000 Baumeister ha coniato il termine di “plasticità erotica”, volendo definire il grado con cui è possibile che il desiderio sessuale venga influenzato da fattori esterni (culturali, sociali e situazionali), mentre nel 2008 Lisa Diamond è arrivata a definire il concetto di “ sexual fluidity” o fluidità sessuale.

Oggi una generazione intera di giovani si riconosce in questa tipologia di orientamento sessuale, che non prevede schemi rigidi ma piuttosto considera la possibilità di dare risposta a diversi stimoli sessuali, indipendentemente da dove provengono, nel corso della propria vita. 

La fluidità sessuale come risposta alle pressioni degli adulti 

Ma la fluidità sessuale ed affettiva, che sembrerebbe essere il massimo della libertà di scelta, non è altro che una non scelta, frutto delle pressioni e del bisogno di etichettare e di prevedere una strada preordinata per il futuro, degli adulti. A questa pressione incalzante, che genera ansia da prestazione ed angoscia verso il futuro, i giovani d’oggi hanno iniziato a rispondere nel modo più semplice, tipico del passaggio adolescenziale, “non so”, e mano a mano hanno imparato a riconoscersi in questa non scelta, preferendo definirsi come in evoluzione, piuttosto che statici sotto un etichetta. 

Il problema principale deriva dal fatto che, dietro a questa vera e propria corrente, c’è una formale incapacità di intessere relazioni con gli altri e di provare attrazione verso qualcuno. Non solo: molti ragazzi confondono l’idea di amicizia, di attrazione e di amore. Di fronte alla possibilità che le loro scelte vengano giudicate come “ sbagliate” dagli adulti (ma anche dai coetanei”), preferiscono non scegliere, non definirsi.

Comprendiamo chiaramente come questa non sia una scelta vera e propria, come potrebbe sembrare, dal fatto che la maggior parte dei ragazzi che oggi si definiscono fluidi, quando raggiungono la maturità, hanno una chiara definizione della loro sessualità, tant’è che negli adulti non si riscontra un continuum di questa tendenza, ma una definizione chiara del sè.

Una generazione asessuata, tra difficoltà fisiche ed affettive

Questa propensione a non etichettarsi, però, porta con sé una difficoltà anche in ambito sessuale. I giovani d’oggi, infatti, sono la generazione asessuata per antonomasia (le stime ci parlano di un -37% dei rapporti sessuali rispetto alla generazione dei loro gentori). Questo avviene anche e sopratutto perché i ragazzi oggi hanno un problema con il loro corpo, dovuto principalmente alla sovraesposizione mediatica al falso mito della perfezione fisica, che li porta ad aver paura a presentarlo ed offrirlo ad altri.

Inoltre, a causa delle pressioni della società della prestazione, hanno sviluppato un forte timore nei confronti del giudizio delle loro performance, per cui preferiscono immaginare un’autosessualità condivisa con più persone possibili (mandando foto e video delle parti del proprio corpo con cui si sentono a proprio agio)  per alzare il proprio ego, senza doversi sottoporre al giudizio altrui.

La generazione z: la generazione dell’io.

La generazione Z è generazione dell’io,  per cui l’importante sono io, che gli altri vedano me, molto più dell’essere amati e dell’avere il progetto di una famiglia o dei principi ereditati da portare avanti (come accadeva per le generazioni precedenti). 

Non è importante, quindi, fare sesso con una persona. Ha tanto più valore la masturbazione, il provare piacere a prescindere dal fatto che l’altro voglia condividere qualcosa con me, piuttosto che la reciprocità. Ma questa versione della sessualità eterocentrata, porta ignoranza e evitamento anche in termini di contraccezione, oltre che nel rapporto con gli altri. 

Oggi, la sessualità intesa come approccio fisico con l’altro è un qualcosa di assolutamente insicuro, un terreno minato per i giovani, che porta loro un grande stress e il cui risultato è l’evitamento: l’evitamento di definizione e il non praticare la relazione, che toglie ogni possibilità di critica e sembra risolvere il problema alla base. 

Ma questa, purtroppo, non è una conquista bensì una risposta alle ansie e alle problematiche che questa generazione sta vivendo e che non fa altro che generare un circolo vizioso: l’evitamento della ricerca di quello che si è e di quello che davvero può renderci felici.

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