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Diverse sono le persone che sentono improvvisamente mancare la terra sotto i piedi o  avvertono paura, per ragioni difficili da rintracciare all’interno di una quotidianità che potremmo definire positiva, piacevole. Quando poi, esternamente, si verificano eventi come quelli del recente conflitto in Ucraina, queste si sentono quasi in colpa di godere di un certo benessere.

Preoccupazione e poi paura

Quando il raggiungimento del piacere viene percepito dall’individuo come difficoltoso, per motivi che stanno all’interno e all’esterno del soggetto, esso genera preoccupazione, che nella sua forma estrema diventa paura. Parlare della paura del piacere sembra paradossale. Come si può temere ciò che è benefico o desiderabile? Eppure molte persone evitano il piacere: alcuni sviluppano una profonda ansia quando si trovano in situazioni piacevoli, altri provano una vera sofferenza quando l’eccitazione del piacere si fa troppo intensa. Questo meccanismo paradossale si sviluppa nelle persone che inconsciamente non si ritengono degne di meritare una condizione di benessere.  A causa di modelli familiari instabili o esperienze infantili traumatiche, hanno interiorizzato una condizione prolungata di malessere, della quale sono diventate schiave, al punto da manifestare una sensazione di estraneità a stati di benessere. In questi casi si sviluppa una vera e propria forma di dipendenza da malessere o addirittura di piacere del malessere.

Senso di colpa

Il senso di colpa primario nasce nell’infanzia, quando i genitori insegnano al figlio i principi morali e i codici di comportamento che diventano parte integrante della sua struttura egoica. È una delle cause che può sottostare al comportamento che abbiamo descritto su. La convinzione inconscia di non meritarsi il bene, al punto da sviluppare un senso di colpa: le persone sentono di appropriarsi di qualcosa che non gli spetta. Di conseguenza compiono un’azione inconscia di auto-condanna morale o di auto-boicottaggio e una resa di ciò che non è loro dovuto attraverso la ricaduta nel malessere, dove si sentono sofferenti ma pur sempre in pari con il loro Super Io (Lowen afferma che ogni persona che si sente in colpa prova anche nascosti sentimenti di superiorità morale).

Prodotto della cultura

Il senso di colpa non ha origine da esperienze di dolore o di piacere. Non è un’emozione radicata nei processi biologici del corpo, è un prodotto della cultura e dei valori che la caratterizzano. Quando l’uomo sviluppò la cultura e trascese lo stato puramente animale, la morale diventò parte del suo modo di vivere. Ma questa era una morale naturale, basata sulla percezione di ciò che era giusto o sbagliato o, più specificatamente, di ciò che dava piacere in contrasto a ciò che procurava dolore. Sentirsi in colpa per aver nutrito desideri sessuali, per esempio, non ha alcun senso dal punto di vista biologico. Il desiderio sessuale è una reazione naturale del corpo, ma può essere giudicato dal genitore come moralmente sbagliato, per cui si crea una frattura tra mente cosciente e corpo. Quando ciò accade, si infrange l’unità della personalità.

Qualsiasi sentimento o emozione può essere fonte del senso di colpa se di esso si dà un giudizio morale negativo. Di solito si giudicano in questa maniera i sensi di piacere, i desideri erotici o sessuali, oppure l’ostilità, perché tali giudizi nascono direttamente dall’atteggiamento dei genitori e, in definitiva, anche dai costumi sociali. Il lavoro terapeutico, secondo Lowen, deve mirare a eliminare i sensi di colpa in modo da ristabilire l’integrità della personalità, perché sono questi a ridurre il potere egoico di controllare il comportamento e di salvaguardare gli interessi dell’individuo e della comunità. Per liberarsi del senso di colpa, bisogna prima riportare la colpa stessa a livello conscio.

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