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L’effetto rete, teorizzato dal prof Meneghetti sulla scia degli studi freudiani sulla psicologia delle masse, è una dinamica atavica, in quanto insita nell’uomo e nel suo inconscio. Quando noi condividiamo le emozioni con l’altro, siano esse negative o positive, tendiamo a propagarle nell’”ambiente umano” che ci circonda, proprio come avviene con le reti multimediali, senza che ce ne accorgiamo. 

Insieme alla parte conscia, tali emozioni si diffondono nell’ambiente e arrivano alle persone che operano con noi. I componenti di un gruppo, infatti, diventano riceventi e trasmettitori di un’informazione: alcuni l’amplificheranno, altri la lasceranno cadere, ma quello che è certo è che quel messaggio diventerà preponderante per il team. 

Può accadere che il gruppo voglia eliminare un giovane responsabile, sabotandone l’organizzazione a partire dal pretesto di un errore che può essere interno alle dinamiche dello stesso o anche oltre lo spazio di competenza del leader. Quello che è certo è che quello sarà il casus belli per cui da quel momento la schizzofrenia collettiva, se non correttamente condotta, avrà un solo obiettivo.

Ma come posso gestire tale dinamica? 

La notizia positiva è che l’effetto rete, con il giusto allenamento, può essere gestito e manipolato, a patto che vi sia la conoscenza necessaria e la capacità di prevedere queste dinamiche e analizzare le motivazioni personali che muovono le persone di ogni gruppo di lavoro, potendo così giocare di anticipo sui sabotaggi inconsci. 

Ma c’è di più: l’effetto rete è democratico e può essere sfruttato anche a nostro vantaggio. Se io lavoro per cambiare l’emozionalità delle persone che operano con me, a mutarla in positiva, saranno loro stessi a diventare propagatori di quell’emozione, così come quando uno tossisce e tutti gli altri tossiscono. Influenzare gli stati emotivi delle persone attorno a noi, perciò, diventa una competenza importante da sviluppare. L’unica differenza è la consapevolezza di ciò che faccio propagare, la consapevolezza di essere attore attivo e partecipativo. Ma come posso farlo operativamente?

È necessario mettere in atto delle strategie che mi pongono in una modalità energetica positiva e restare su me stesso, attraversando l’emozionalità senza schiacciarla, per poi poter propagare quella carica a tutto il team, sfruttando l’effetto rete. 

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