Mercoledì 29 giugno, abbiamo chiuso la stagione in CNA Bologna, con un evento presso FICO, che è stato un crescendo di emozioni e di esperienze.
L’inizio del percorso
Siamo partiti indagando le intenzioni e le aspettative della giornata per poi scendere nel vivo con un’analisi SWOT sull’associazione e sulle sue dinamiche interne.
Un gruppo si è occupato di scandagliare i punti di forza, un altro ha lavorato su quanto di migliorabile, un altro ancora sulle criticità e, infine, il più invidiato, sui sogni.
Per quanto riguarda i punti di forza dell’associazione, sono emersi:
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Disponibilità nei confronti dell’associato
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Sinergia tra le parti e coprogettazione
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Conoscenza del territorio
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Darsi del tu
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La relazione umana (empatia, fiducia e stima)
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Essere un riferimento per l’associato a 360°
Per quanto riguarda i punti di miglioramento, abbiamo lavorato su come perfezionare – concretamente – l’associazione.
In particolare:
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Aumentare la collaborazione, vista la mancata conoscenza da parte degli associati di tutti i servizi
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Rendere più efficiente la comunicazione interna ed esterna
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Aumentare la velocità di evasione, di feedback e di risposte
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Cancellare la sindrome del compitino
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Valorizzare l’attività di rappresentanza, sia internamente che esternamente
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Prima di iniziare un progetto, capire le aspettative di presidente e funzionario
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Iniziare a lavorare sull’intelligenza emotiva
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Possibilità per il funzionario di lavorare più serenamente, senza paura dell’errore… il giudizio e il senso di colpa sono limitanti per l’esperienza umana, viceversa l’errore posso prenderlo come esempio per migliorarmi e non ripeterlo più. Lentamente miro all’antifragilità
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Complessità rapporto dirigente – cliente: i ruoli devono essere tenuti separati
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Gestione del tempo: stare su cosa funziona e cosa non funziona
Sulle criticità, invece, ci siamo focalizzati su:
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Immagine non riconosciuta dall’esterno per le competenze che l’associazione ha – migliorare il flusso di comunicazione, incluso quello interno
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Turn-over di dipendenti vissuto all’esterno come una mancanza di solidità, ergo migliorare la comunicazione con i nuovi arrivati, trasmettendo senso di appartenenza e condividendo i lavori e la comunicazione con i soci per mitigare ai loro occhi questo tipo di eventi
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Nuove realtà aziendali che non riconoscono l’associazione come partner adeguata e all’altezza delle nuove tecnologie o dei mercati internazionali
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Importanza del rapporto umano e della comunicazione: in quest’ottica è fondamentale focalizzare la differenza tra importante e urgente
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Bilateralità del rispetto tra funzionari e imprenditori e chiarezza nei ruoli: evitare l’opportunismo selettivo (appoggiamo una teoria che in quel momento sembra darci dei vantaggi ma non è il bene comune)
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Le aziende vedono l’associazione come erogatori di adempimenti e non di consulenza
Infine, i sogni che ci siamo auspicati per l’associazione:
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Sapere chi è il referente per ogni associato
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Avere il CRM evoluto con tutte le informazioni in merito ad ogni associato
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Comunicazione totale su quello che è stato fatto come rappresentante
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Tempestività nelle risposte all’associato
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Funzionari senza paura di sbagliare
- Team Buildind
Un pomeriggio fuori dagli schemi
Nel pomeriggio abbiamo aperto con delle attività che hanno permesso di uscire dai quotidiani schemi aziendali e che, proprio come i giochi dei bambini, sono rappresentativi della realtà.
Obiettivo? Fornire strumenti necessari per operare e interpretare quella stessa realtà.
Tra gli esercizi più stimolanti, “Occhi negli occhi“: sfiorarsi, guardarsi negli occhi e farsi domande scomode (obbligo o verità) per conoscersi meglio e indagare il nostro sentire.
Le difficoltà maggiori sono state: mantenere il silenzio perché il corpo tende a compensare i nostri nervosismi; il divieto di parlare e guardarsi negli occhi per lungo tempo ha messo a dura prova il mantenimento dell’imbarazzo del guardarsi dentro.
Perché gli occhi sono lo specchio dell’anima e passano le emozioni. Sostenerlo con serenità vuol dire creare intimità e quindi conoscenza.
Queste le sensazioni provate (e menzionate) dai membri del team:
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divertimento
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piacevole
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adrenalinico
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inizialmente imbarazzati
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soddisfatta della riuscita
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consolidato il gruppo
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contatto fisico mi ha dato sicurezza
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fiducia dell’altro
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fatica a cercare gli occhi degli altri
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è cambiato il clima della classe
“Successo” anche per la “Staffetta”: cosa ci ha attivato? L’utilità di condividere le difficoltà e gli obiettivi, le strategie e il coraggio di correre per un’impresa. Lottare perché domani sia un centimetro migliore di oggi: ogni giorno il miglioramento deve essere generale e controllabile.
Lavorare in gruppo è complesso se non abbiamo tutti lo stesso ritmo: dobbiamo operare con quello che abbiamo tollerando le diverse velocità/abilità, così come sul lavoro. Tolleranza significa saper gestire e sostenere la frustrazione e la demotivazione. Quando riusciamo a cambiare le cose? Quando iniziamo a lavorare sulle aspettative e a “soffrire” insieme. Per fare questo al meglio, è necessario ritrovare il senso del proprio lavoro, della propria attività.
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scelta di cambiare strategia stabilita insieme
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disporsi secondo le caratteristiche fisiche/abilità
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unirsi
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mettersi in gioco tutti
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se si strappano le bende (i legami) o se queste non sono ben strette (le relazioni) è più difficile lavorare bene, in armonia, con ritmo
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l’obiettivo è più facile da raggiungere senza pressione
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c’è da aumentare la capacità di gestire imprevisti e quindi l’organizzazione
All’interno dell’associazione, c’è bisogno di conoscere tutti i servizi, di abbattere le resistenze e di creare un circolo virtuoso: tema di orgoglio, senso di appartenenza e volontà di stare sull’associato sono le chiavi su cui lavorare.
Le conclusioni della giornata
Una giornata densa di contenuti, da cui estrapolare i concetti fondamentali:
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Attenzione alla creazione di gruppi informali: la ricerca del pettegolezzo o del commento facile e veloce verso il comportamento di un altro, rischia di essere l’innesco per la creazione di una rete (un telefono senza fili) che ha l’obiettivo inconscio di screditare la struttura, senza creare un giudizio critico che porti al confronto, ma un superficiale modo di sfogare le insoddisfazioni. Il gruppo informale è sempre portatore di malessere e distruttività, amplifica il pregiudizio e la categorizzazione dei comportamenti altrui.
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Attenzione alla sindrome da compitino: “faccio ciò che devo senza andare oltre.” Dove per “oltre” si intende ciò che posso nei confronti dell’associato ma anche lo sforzo di ricercare all’interno della struttura la risposta a domande, senza rimandare o lasciare cadere le richieste, solo perché non si è in grado di dare risposta direttamente.
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Aumentiamo lo scambio e la conoscenza delle competenze dei colleghi e delle altre sedi: per farlo è necessario costruire relazioni che partano innanzitutto dalla relazione umana. Relazione che va coltivata nel tempo attraverso chiamate e visite (non solo mail) in cui poter condividere anche gli interessi della persona, i valori e le regole che la sottendono, così da farci vivere non solo come colleghi che necessitano di risposte ma di colleghi con cui confrontarsi e condividere un metodo di lavoro, se non addirittura, per alcuni, il sogno di una CNA raggiungibile.
Cosa ci siamo portati a casa?
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importanza di guardare negli occhi l’interlocutore
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non si tira fuori niente di valore se non dai confronti scomodi
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mettere da parte il pregiudizio
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esperienza della prova fisica come prova di sofferenza da superare insieme
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capacità e successo nel guardare ciò che funziona e non quello che non funziona
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no al compitino
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non correre continuamente ma ogni tanto fermarsi a riflettere sul dove andiamo e come ci arriviamo
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persone e non solo colleghi
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le rivoluzioni si fanno dal basso
Buone vacanze, cari partecipanti, in attesa di un’altra fantastica cavalcata che ci attende a Settembre!
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