Qualcuno, dopo lo scorso articolo, ha sollevato l’obiezione che no, noi atleti non siamo esseri speciali. Eppure, sono innumerevoli gli ex-giocatori, di diverse discipline, che ora occupano ruoli di spicco nelle aziende o che fanno i formatori con successo. Forse possiedono le soft skills che le aziende richiedono? Perciò ho voluto guardarci dentro più a fondo, documentandomi accuratamente.
Lo sport è, innegabilmente, una palestra di vita: devi confrontarti con una gerarchia assodata, il rispetto delle regole, degli obiettivi da raggiungere, lontananza da amici e affetti, problematiche fisiche, un ambiente fortemente concorrenziale e chi più ne ha, più ne metta. Ma quello che è risultato sorprendente è scoprire come le soft skills maggiormente ricercate dalle aziende nei profili professionali di alto livello, siano quelle che abbiamo assimilato, senza rendercene conto, negli spogliatoi, sui campi, alle riunioni tecniche e durante gli allenamenti.
- Problem solving
- Creatività
- Capacità di negoziazione
- Lateral thinking
- Capacità decisionale
- Team management
- Intelligenza emotiva
- Pensiero critico
- Gestione dello stress
- Produttività
E questo processo di assimilazione naturale, avviene a una giovane età (in alcuni sport giovanissima), quando i tuoi coetanei, quelli che si stanno preparando alla vita lavorativa, quella che alcuni reputano l’unica degna, stanno ancora studiando e probabilmente non hanno neppure pensato all’ipotesi di poter vivere senza i servigi di mamma e papà.
In quale altro ambito trovi tutto questo, concentrato ed elevato all’ennesima potenza dell’emotività e rapidità di cambiamento degli scenari, che caratterizzano lo sport?
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