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Darwin sosteneva che “a sopravvivere non è la specie più forte o quella più intelligente ma quella che si adatta meglio al cambiamento”; non possiamo non osservare come e quanto stia cambiando la concezione tradizionale del lavoro, ponendoci di fronte ad un’evoluzione rapida e repentina che impone un cambiamento per sostenere o incrementare il proprio business. Si parla di smart working, o di lavoro agile se preferite.


Nel 2017, quando venne normato per la prima volta, erano ancora poche le aziende a prenderlo seriamente in considerazione. Fra queste, una banca, cogliendo l’occasione del cambiare sede, decise di utilizzare il 30% in meno di scrivanie, dopo aver analizzato il numero di persone in malattia e in viaggio per lavoro, quindi mediamente assenti dal loro ufficio durante l’anno!

Il 2020 ha dato una gran accelerata a questo processo: tante aziende – e le persone al loro interno – si sono dovute re-inventare, capire come poter rispondere alle esigenze del momento, cercando di evitare il naufragio.

Ma questa tipologia di lavoro, può essere considerata davvero così intelligente? Può davvero migliorare il benessere dei lavoratori?


LO SMART WORKING COME IL WIFI: A VOLTE FUNZIONA E A VOLTE NO.

Per natura, preferiamo sempre iniziare dagli aspetti  positivi, quindi diremo che lo smart working agisce in modo favorevole su:

  • Sostenibilità ambientale
  • Tempo utilizzato per gli spostamenti
  • Maggior flessibilità
  • Risparmio di risorse per le aziende

Sono presenti anche aspetti totalmente negativi, che influiscono in modo preponderante sulla salute psico-fisica del lavoratore:

  • Mancanza di un confine
  • Assenza della relazione con l’altro
  • Bilanciamento vita privata e vita professionale
  • Procrastinazione
  • Workaholic
  • Interruzione da parte degli altri componenti della famiglia
  • Difficoltà da parte del responsabile di riconoscere la produttività dei collaboratori

Una precisazione: in questo momento storico, il lavoro da casa viene definito smart working, ma non comprende proprio tutti i privilegi e i confort di quella tipologia di lavoro. Detto ciò, il lavoro da casa può comportare diverse problematiche tra responsabile e collaboratore.


Il LEADER: COME GESTIRE IN MODO EFFICACE IL PROPRIO TEAM

Dal punto di vista del responsabile si deve scendere a patti con la fiducia. La distanza non permette di tenere tutto sotto controllo, di seguire passo per passo il lavoro dei collaboratori, diventa quindi necessario iniziare a fidarsi. Punto fondamentale è imparare a chiedere un resoconto per capire come stanno andando le cose, a quale punto del progetto sono e su cosa c’è da lavorare. Ragionare in termini di obiettivi anche da casa, condividere dei file online, sentirsi almeno una volta al giorno può aiutare e sostenere il monitoraggio ma soprattutto la relazione. Aboliamo quindi la timidezza, la paura di sembrare un capo petulante: punto cardinale dello smart working è creare momenti di relazione nonostante la distanza, preferire una telefonata/ videochiamata ad un messaggio o ad una mail.

IL DIPENDENTE: COMUNICARE CIO’ CHE SI FA

Se ci si mette nei panni del dipendente, anche lui deve comunicare meglio e con più precisione le sue “imprese” giornaliere, è importante riportare al responsabile quali sono gli obiettivi raggiunti e su cosa si sta concentrando l’attenzione. Crearsi uno spazio sia fisico che mentale al lavoro durante il giorno: scrivania, lampada (leggi il nostro articolo sulla psicologia ambientale), darsi degli orari fissi oltre i quali sarebbe meglio non andare, indossare indumenti da ufficio, sono accortezze che però ci permettono di incrementare i nostri livelli di benessere anche a casa, nonostante le distrazioni che possono emergere.


Se quello che hai letto risuona dentro di te, se riconosci comportamenti che attui o che vedi agire da altri in azienda, chiedi un appuntamento con i nostri consulenti attraverso la sezione CONTATTI e/o segui le nostre attività attraverso i canali facebook, instagram, linkedin, youtube.